domenica 6 luglio 2008

INLAND EMPIRE (David Lynch - 2006)

Vedere INLAND EMPIRE senza conoscere alcun precedente di Lynch, potrebbe risultare un’esperienza pessima. Forse, i più, dopo un’ora d’immagini abbandonerebbero la sala o leverebbero il dvd senza nemmeno premere “stop”. Oppure lo guarderebbero fino in fondo solo per una curiosità illusa di poter avere, chissà, magari, un clamoroso finale chiarificatore.
Ma approcciarsi a Lynch tramite queste tre ore di film può anche essere entusiasmante; basta non avere in mente il limitante concetto di cinema come mero mezzo d’intrattenimento. Si sappia che si è di fronte ad un’esperienza metacinematografica. Si cerchi di uscire dalla convinzione che un film debba svilupparsi in una trama. Si ha da esser pronti, un volta tanto, a subire le immagini che stanno innanzi sullo schermo; lasciar che esse investano lo spettatore e lo conducano nel profondo del proprio io. In ogni caso il consiglio è di affrontare David Lynch partendo da realizzazioni precedenti (non necessariamente in rigoroso ordine cronologico), perché il film in oggetto è una summa dell’arte lynchiana, nonostante una gran fetta di critica dica che il concetto sia limitante. Forse è vero ma IE è David Lynch.
L’esperienza extrasensoriale di IE è davvero unica se si ha la capacità di non farsi buttare giù dal grattacielo dalla vertiginosa e straniante vicenda, la quale pare a tratti essere un miraggio di una mente deviata. Ma se si cerca a fondo si può davvero scoprire che le immagini in movimento siano d’immediata comprensione. Il più grande pregio dell’opera è la funzione psicanalitica, la capacità di rappresentare sensazioni e sentimenti quali l’amore, la gelosia, le paure nascoste, i sensi di colpa, attraverso situazioni ora assurde e insolite, ora terribilmente comuni e inquietanti. Il sesso, il successo, la ricchezza, i valori nuovi della nostra società, raccontati magistralmente, sono tenuti insieme dallo stesso legame che utilizzano i sogni per collegarsi tra loro anche per mezzo di una colonna sonora altamente sofisticata e degli effetti sonori potentissimi. Un brano su tutti è da evidenziare. “The Ghost of Love”, scritta e interpretata dallo stesso regista; voce distorta, musica che diventerà manifesto del lynchismo musicale e un messaggio ossessivo che si ripete, “strange what love does”, sentenza che forse meglio riassume l’intera opera. E’ strano ciò che fa l’amore. A volte si diventa poeti, altre genera mostri, volti disumani, bocche voraci, atmosfere cupe, ombre che si aggirano in cinema oscuri, clochard che vegliano la resa dell’anima su un marciapiede, cortili polacchi innevati, uomini – coniglio protagonisti di sit com prive di senso. Cose strane. E chi più di Lynch sa destreggiarsi nell’insolito?
Ma il livello del film è alto anche grazie alle perfette interpretazioni degli attori. Laura Dern pesca il jolly e si catapulta nell’olimpo delle star, interpretando una star di Hollywood. Justin Theroux è bravo come sempre ed è assodato che sia diventato una delle prime scelte di Lynch. Vorremmo vederli più spesso all’opera. Ma forse è meglio così, le candele nel buio acquistano valore.
Si potrebbe discutere a lungo anche riguardo al tema del cinema nel cinema. Una delle circostanze del film che più attira la nostra attenzione e ci fa credere che la chiave dell’ipotetico scioglimento del nodo della trama sia appunto in quel fatto, è lo straordinario paradosso del film nel film. I due protagonisti sono amanti nel film cui partecipano. Ma sono amanti anche nella vita reale? Questo è reso in modo completamente incomprensibile. Spesso lo spettatore crede di trovarsi di fronte a un dialogo tra i due, ma d’un tratto lo “stop” urlato dal regista fa cadere la certezza. Sono sul set o lontani dalle telecamere?
Per capire cosa sto dicendo bisogna guardare IE. Per comprendere IE bisogna lasciarsi guardare da esso. Scevri di pregiudizi. Privi di pre concetti. Con lo spirito pronto ad accogliere in sé immagini e ad elaborarle. State certi che qualcosa vi rimarrà e non abbiate paura di dare voi un senso al delirio. Anche da neofiti.

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