venerdì 1 agosto 2008

RAIN MAN (Barry Levinson - 1988)

Strappare lacrime proiettando la storia di un uomo autistico è il più delle volte estorcerle allo spettatore. Un colpo basso, troppo facile. Si rischia di creare voyeurismo dell'handicap. Ma Rain Man è un film tutto sommato onesto, una storia che in fondo è molto semplice (un giovane in carriera e con grande bisogno di denaro scopre, alla morte del padre con cui aveva tagliato da tempo ogni legame, di avere un fratello che ha ereditato tutto e che si trova chiuso in un ospedale psichiatrico in quanto autistico) e due attori che più di tutto fanno della pellicola un'opera densa che intrattiene. Dustin Hoffmann è eccellente nella parte di Raymond, il genio - autistico, riesce a non banalizzare il ruolo, a rimanere coerente nella sua interpretazione senza dare mai segni d'improbabili virate verso la lucidità. Si ha l'impressione che gran parte della gestualità, dei tic e delle battute sia farina del suo sacco. E' la conferma di un grandissimo. Addirittura Tom Cruise convince nell'interpretare la presa di coscienza morale di un giovane venditore di auto di lusso che si umanizza col passare delle scene fino a rifiutare il denaro per i buoni sentimenti nei confronti del fratello inizialmente odiato a causa del disprezzo da sempre nutrito nei confronti del padre. E' necessario citare Valeria Golino che interpreta la fidanzata di Cruise. Giovane e bella, una parte che la immortala per sempre. Si può capire perchè Scamarcio possa essersene innamorato pesantemente.
Il film è da vedere. Magari non una noiosa domenica pomeriggio di pioggia. Potrebbe lasciarvi un ulteriore senso di malinconia. Di certo è un film da mercoledì sera. Può commuovere anche un carpentiere livornese.